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Storia e curiosità delle zeppole di San Giuseppe, il dolce fritto dalle mille declinazioni

La storia delle zeppole di San Giuseppe è ricca e si snoda attraverso luoghi, secoli e lingue. Scoprite tantissime curiosità in questo articolo!

Le zeppole di San Giuseppe sono un dolce tipico soprattutto delle regioni meridionali. Quelle più conosciute, ovvero la variante napoletana, rappresentano solo una delle tante versioni di questo delizioso dolce. In realtà, esistono innumerevoli varianti regionali legate soprattutto alle festività del Carnevale e alla festa del papà.

Le zeppole sono nate come un dolce casalingo, rustico e povero, insaporito come meglio si poteva con ingredienti facilmente reperibili anche in famiglie molto modeste. Ad esempio, molto utilizzato lo strutto, il miele e il rosmarino. La loro forma ricorda quella di un “salsicciotto” fine ed arrotolato su se stesso, a mo’ di serpente.

Da dove deriva il nome “zeppole”?

Ci sono diverse teorie al riguardo. Qualcuno ricollega il nome al termine cymbalam, un’antica imbarcazione la cui forma ricorda vagamente una ciambella, altri invece la fanno risalire al latino cippus che in forma dialettale diventa “zeppa”, con cui a Napoli (ma non solo) si identifica il pezzo di legno usato per correggere i difetti di misura dei mobili. Altri ancora pensano che il sostantivo derivi dal latino saerpula, serpe, proprio ad indicare la forma di serpente arrotolato su se stesso.

In ogni caso, la zeppola è un dolce dalle radici antiche e affascinanti: siete pronti ad ascoltare la storia di come questo dolce delizioso abbia conquistato il cuore di tutto il sud Italia?

Breve storia delle zeppole di San Giuseppe (e non solo)

Le zeppole, in tutte le forme e varianti, sono nate come “lievitati” fin dall’invenzione della frittura. Che si usi burro, strutto o olio d’oliva, queste frittelle sono state originariamente cosparse di miele e spezie per renderle ancora più gustose. Quindi, possiamo dedurre che le zeppole siano nate tendenzialmente dolci. Ma i campani, come sempre, hanno fatto un passo avanti e hanno creato tre tipi diversi di zeppole! Anzi, tre tipi più uno a dirla tutta!

Le zeppole di San Giuseppe che si mangiano a Napoli

La zeppola classica, arrotolata a forma di serpente che si morde la coda, è fatta con un impasto liscio e morbido, fritto in olio di semi e poi cosparsa di zucchero semolato. La zeppola chiamata “graffa”, derivante dall’austro-ungarico krapfen (il lievitato ripieno di crema), è la stessa zeppola di prima, ma con un impasto arricchito talvolta di patate e cosparsa di zucchero. Infine, abbiamo la zeppola di San Giuseppe napoletana, fatta di pasta choux, crema pasticciera ed amarene. Vi abbiamo anche fornito la ricetta perfetta del pasticciere per le zeppole di San Giuseppe con pasta choux, è il caso di approfittarne!

La variante salata: le zeppole, oppure pasta cresciuta

Ma non finisce qui. A Napoli e nelle sue vicinanze, abbiamo anche la zeppola salata, fatta di pasta cresciuta fritta e cosparsa di sale, talvolta ripiena con salsiccia e latticini.

Le frittelle di pastacresciuta, fritte in calderone per qualche minuto e poi abbondantemente salate, sono un vero e proprio toccasana per il palato e per l’anima, soprattutto per chi ha bisogno di un po’ di conforto. Non avete mai vissuto davvero, se non vi siete scofanati un cuoppo di zeppole salate.

Le zeppole di San Giuseppe nelle altre regioni

Non pensate che le altre regioni siano da meno! In onore di San Giuseppe, ci sono le zeppole itrane del Lazio, semplici frittelle di acqua e farina con miele e zucchero (talvolta anche con latte); ci sono poi le zeppole pugliesi, fatte con aggiunta di strutto e creme, e infine le zeppole reggine, dei bignè di pasta choux farciti con ricotta e creme.

Zeppole di San Giuseppe: le origini e le leggende

Ora è il momento di fare il nostro consueto salto indietro nel tempo e di conoscere di più sulla storia delle zeppole di San Giuseppe. Si dice che San Giuseppe, il protettore dei falegnami, una volta fuggito con la sua famiglia da Erode, dovette vendere frittelle per sostentarsi durante il viaggio. Da qui nasce la devozione al Santo diventato “ambulante di frittelle” e la tradizione delle zeppole di San Giuseppe, particolarmente diffuse a Napoli.

San Giuseppe cade il 19 marzo, una data non troppo lontana da quelle che furono le feste latine chiamate Liberalia nel V secolo avanti Cristo. Erano celebrazioni romane dedicate al Liber Pater e Libera Mater, che si tenevano in occasione del passaggio all’età adulta dei maschi di casa al compimento dei 16 anni di età. Durante queste celebrazioni venivano offeste delle pastelle con miele, fritte in abbondantissimo olio: con tutta probabilità, le antenate dell’odierna zeppola.

Tuttavia, la vera ricetta delle zeppole napoletane ci è stata tramandata da un illustre storico e gastronomo napoletano, Ippolito Cavalcanti, discendente diretto del più celebre Guido Cavalcanti! Nel suo trattato “La Cucina Teorico Pratica”, messo a punto dopo ben 25 anni di ricerche. Ippolito descrive la ricetta di questo dolce già molto famoso all’epoca.

Ci sono anche altre teorie, secondo le quali la ricetta sarebbe stata codificata dalle monache del monastero di Santa Patrizia o del convento di San Gregorio Armeno; o forse dalle consorelle della Croce di Lucca e dello Splendore a Piazza Miraglia. Ma come spesso accade, nessuno riesce a stabilire con precisione quale sia la verità.

In ogni caso, indipendentemente dall’etimologia e dalla storia, una cosa è certa: la zeppola nasce fritta.

Tutti sanno che il metodo di cottura preferito dei napoletani è proprio la frittura. Un metodo di cottura così importante che potrebbe avere un’intera sezione dedicata nella grande Bibbia del cibo. Ma perché questo amore così grande per il cibo fritto? Beh, sembra che sia colpa dello stile di vita napoletano che, fin dall’antichità, ha sempre favorito il pasto veloce e pratico da mangiare per strada. Inoltre, la frittura permetteva di utilizzare ingredienti economici come ritagli di carne e pesce poco pregiati, che grazie alla cottura diventavano deliziose prelibatezze, e fornivano le calorie necessarie ai lavoratori.

Le zeppole di San Giuseppe napoletane non possono che adeguarsi alla regola. Si possono concedere deroghe e accettare cotture al forno solo in casi davvero estremi, ma se volete gustarvi le vere zeppole di San Giuseppe dovete friggere, friggere e friggere! Punto.

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